Benvenuti su questo blog che tratta un argomento divenuto purtroppo una vera e propria piaga del ventunesimo secolo (ma che già esisteva ai tempi della Rivoluzione Industriale sotto altri nomi). Sto parlando del mobbing, ovvero di quella pratica tanto diffusa a livello mondiale che vede protagonista il lavoratore dipendente il quale deve lottare contro abusi e soprusi d'ogni sorta sul luogo di lavoro, abilmente somministrati dai suoi superiori (e a volte pure dai colleghi). Quindi ecco il perché della nascita di questo blog che vuole essere non solo uno spazio dove poter raccontare le proprie o altrui vicissutidini lavorative, ma anche un contenitore di leggi sui diritti del lavoratore, di cronache o articoli pubblicati sui quotidiani, di consigli e aiuti a chi ne ha bisogno, ecc. Insomma una vera e propria comunità formata da lavoratori di ogni genere pronti ad offrire il proprio contributo per lottare contro quello che definisco un "crimine psico-sociale" perpetrato ai danni dell'individuo che ogni giorno è costretto a subire angherie di ogni tipo le quali ricadono sulla salute sotto forma di stress, depressione, irritabilità, disistima, malattie psicosomatiche ed altre forme di malessere. Perciò siano benvenuti su questo blog tutti coloro che vedono l'essere umano come una persona che possiede un grande valore e come tale abbia il diritto di essere rispettato ovunque si trovi.

di Massimiliano Vintaloro

mercoledì 29 ottobre 2008

Sabato 1 marzo 2008 17:39 Milano - Picchiata per aver parlato troppo, mobilitazione dei lavoratori Esselunga

MILANO - Maltrattata e umiliata. Ma ha resistito anche se malata. Poi, quando è stata aggredita fisicamente, ha deciso di reagire e ha denunciato la violenza alla polizia. Protagonista di questa storia una cassiera peruviana del supermercato Esselunga che tra le lacrime ha raccontato l'aggressione di cui è stata vittima nel locale spogliatoio del negozio di viale Papiniano, a Milano, da parte di una persona non ancora identificata. "Quando mi ha messo la testa nel water", ha detto, "ho visto i miei figli che mi salutavano per l'ultima volta e mi sono raccomandata a Dio".
E' il 2 febbraio: la donna, 44 anni, due figli di cui uno piccolo, un contratto part-time di 30 ore settimanali per poco più di 1000 euro netti al mese, soffre di problemi renali. Le capita di stare male, ma non le è consentito di andare alla toilette. Finito il lavoro "umiliata e piangente" va in ospedale dove, dice, le viene diagnosticata una cistite emorragica: 15 giorni di malattia la prognosi. Non era iscritta al sindacato ma decide di farlo con la Uiltucs-Uil: "Le colleghe che hanno aderito all'organizzazione sono le uniche che hanno il coraggio di raccontare come mi hanno fatto fare pipì addosso".
Giovedì scorso il fatto più grave: dopo le 16.30 la cassiera scende le scale per cambiarsi e uno sconosciuto le copre gli occhi con una banda, le blocca le mani, le infila in bocca un panno e le sbatte la testa contro i muri del bagno. Poi urlandole "piscia" e altre minacce preme il tasto dello sciacquone. Lei sviene e viene aiutata dal direttore ("all'inizio ho avuto la sensazione che credesse mi fossi fatta male da sola") che la accompagna in ospedale: per ora le sono stati dati 10 giorni (tecnicamente per infortunio visto che l'episodio si è verificato sul lavoro). La lavoratrice ha sporto denuncia alla polizia: "Voglio sapere chi è stato a picchiarmi e perché". E soprattutto riferendosi alla sua denuncia di mobbing dice "di voler lottare ora perché nessuno sia sottoposto alle stesse umiliazioni che ho subito io".

martedì 28 ottobre 2008

Un'arma a nostro favore: registrare le conversazioni

Una delle poche armi in possesso di chi subisce ingiustizie è quella di munirsi di registratore, (camuffandolo bene sotto i vestiti) e indurre il mobber (ovvero colui che pratica il mobbing) a parlare, ponendogli domande sul come e perché agisce in quel modo. Lui parlerà tranquillamente sentendosi dentro la cosiddetta "botte di ferro", in quanto è convinto che voi, usciti dal suo ufficio, non potrete avere nessuna prova di ciò che lui vi ha detto, mentre voi sapete di averle, eccome!

NON ABBIATE PAURA DI FARLO!

Questo è l'unico modo per avere delle prove concrete in vostro favore. Non contate sui vostri colleghi; ricordate che, anche se questi ultimi sono onesti ed in buona fede, difficilmente arriveranno a compromettersi per difendervi, schierandosi dalla vostra parte e andando contro i superiori (e quindi rischiando a loro volta di subire ripercussioni e diventare nuove vittime, se non addirittura essere licenziati) . In questi casi dovete contare solo sulle vostre forze. E poi, non temete, è perfettamente legale. Leggete questa sentenza che ho preso dal sito http://www.dirittosanitario.com/ :


CORTE DI CASSAZIONE CIVILE SENTENZA N.10430 DEL 8 MAGGIO 2007

La Cassazione conferma un orientamento già espreso a SS.UU. in sede penale, e cioè che è legittima la registrazione di conversazioni purchè chi registra sia presente alla conversazione; la "intercettazione", perseguibile penalmente, avviene solo quando chi registra non sia presente.Nel caso in specie poi la registrazione eseguita per fornire prova delle angherie subite al posto di lavoro costituisce anche esercizio del diritto del lavoratore alla tutela della sua salute e del diritto di difesa.